Ipotesi antinfiammatoria nella cura dell’Alzheimer

Un?iniezione perispinale di etanercept, nella regione cervicale, una volta alla settimana. Potrebbe essere questa la risposta ad alcune forme di demenza senile, in primo luogo a quelle legate alla malattia di Alzheimer. A suggerirlo, sono i risultati di uno studio clinico pilota in aperto su 12 soggetti con probabile diagnosi di Alzheimer e alterazioni a livello di linguaggio, memoria recente e a lungo termine, abilit? manuali o di svolgimento di comuni attivit? quotidiane, con o senza disturbi dell?umore o del comportamento. Pochi minuti dopo aver iniettato 25-50 mg dell?inibitore del Tnf-a, il gruppo guidato da Edward Tobinick dell?Institute for Neurological research e Hyman Gross del Dipartimento di Neurologia dell?Usc School of medicine di Los Angeles (Stati Uniti) avrebbe registrato, per tutti i parametri citati, un miglioramento evidente e quantificabile con test di valutazione collaudati quali il California verbal learning test-Second edition, Adult version; il Logical memory I e II (Wms-Lm-II); il Comprehensive trail making test (Tmt); il Boston naming test; il Letter and category verbal fluency (Fas). Il vantaggio osservato, confermato dai familiari, sarebbe maggiore nei 5-10 giorni successivi al trattamento, mantenendosi poi stabile su un periodo di sei mesi grazie a richiami settimanali (Tobinick EL et al. Bmc Neurology, 2008, 8; DOI:10.1186/1471-2377-8-27). ? una strategia che pu? funzionare davvero? Su quali basi? E con quali ripercussioni cliniche? Abbiamo chiesto un commento a Gianluigi Forloni, responsabile del Laboratorio di Biologia delle Malattie neurodegenerative dell?Istituto Mario Negri di Milano.

Etanercept sembra offrire una soluzione semplice a un problema che da anni impegna ricercatori e clinici con scarsi risultati. Che cosa ne pensa?
I risultati dello studio di Tobinick sono senza dubbio interessanti, ma ? presto per dire che l?iniezione perispinale di etanercept rappresenter? quella risposta attesa da anni per la cura della malattia di Alzheimer. O, almeno, non nella misura e nei termini quasi miracolistici con i quali sembra presentarsi ora. Il principale aspetto che deve indurre alla cautela ? che si tratta di uno studio in aperto, quindi potenzialmente inficiato dalle attese dei medici e dei pazienti rispetto ai risultati. Per poterne confermare e definire pi? precisamente l?esito, la metodica dovr? essere valutata nell?ambito di trial in doppio cieco controllato con placebo o confrontato con un altro farmaco e su una popolazione pi? ampia. Ma, anche supponendo che le analisi successive confermino almeno in parte le evidenze cliniche preliminari, ? prevedibile che l?iniezione perispinale di etanercept non sar? una strategia risolutiva, universalmente efficace e applicabile. Pi? probabilmente, potr? migliorare le condizioni di alcuni pazienti, offrendo vantaggi di grado variabile in relazione alla storia di malattia e alle caratteristiche individuali. Come ? gi? avvenuto in passato per altri approcci farmacologici, per esempio quelli basati sugli anti-acetilcolinesterasici o sul vaccino anti-amiloide, le evidenze inizialmente straordinarie potrebbero essere ridimensionate da trial successivi.

Su quale razionale si fonda l?uso di etanercept nella cura dell?Alzheimer?
L?idea di usare antinfiammatori per contrastare la malattia di Alzheimer non ? nuova ed ? in linea con numerose evidenze epidemiologiche relative a una minore incidenza della patologia in popolazioni di pazienti in terapia cronica con antinfiammatori di diverso tipo per altre condizioni. Tuttavia, finora, quando si ? provato a testare questo approccio in ambito clinico nello specifico della malattia di Alzheimer non si sono ottenuti risultati apprezzabili a livello neurologico. Ci? potrebbe dipendere dal differente contesto e dall?azione richiesta all?antinfiammatorio: preventiva, nel primo caso, quando veniva assunto per anni in soggetti privi di diagnosi di Alzheimer; terapeutica, nel secondo, dove era proposto a pazienti con malattia di Alzheimer conclamata, nei quali il processo degenerativo era in atto da tempo. L?originalit? del lavoro di Tobinick, nonch? l?aspetto che potrebbe fare la differenza ai fini del risultato clinico, risiede per? principalmente nella via di somministrazione di etanercept. L?iniezione perispinale potrebbe consentire al farmaco di raggiungere in modo pi? diretto e in concentrazione maggiore le aree cerebrali nelle quali ? richiesta e pi? favorevole la sua azione.

A IMOLA, LA PRIMA CASA CHE ACCOGLIE E CURA
Anche le caratteristiche degli spazi di vita possono incidere sul decorso della malattia di Alzheimer. Per questa ragione, la Fondazione Cassa di risparmio di Imola, sollecitata dalla Federazione Alzheimer Italia, ha creato la prima struttura sociosanitaria specificamente progettata per assicurare ai pazienti un?assistenza e un benessere ottimali. Nella nuova Casa per l?Alzheimer Cassiano Tozzoli di Imola (foto) nulla ? lasciato al caso. La disposizione degli spazi ? improntata a criteri di efficienza e multifunzionalit?. La luce, i colori, i materiali, gli arredi e le suppellettili sono studiati per adattarsi alle esigenze del malato, facilitandone l?orientamento spazio-temporale e la mobilit?, migliorandone il tono dell?umore e le risposte comportamentali e conferendo una sensazione di familiarit? fin dal primo ingresso. C?? anche un Centro diurno.

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