Cancro al seno, azione protettiva dell’olio di pesce

8 Lug 2013 Oncologia

Un maggior consumo di acidi grassi polinsaturi n-3 provenienti dal pesce riduce il rischio di cancro al seno. Questi risultati supportano la prevenzione del tumore al seno attraverso la dieta e gli interventi sullo stile di vita. Lo afferma Duo Li, capo del Dipartimento di scienze alimentari  e della nutrizione all’Università Zhejiang di Hangzhou in Cina e coordinatore di uno studio pubblicato sul Bmj. «Il tumore al seno è la principale causa di morte per cancro tra le donne, e in questi ultimi decenni gli studi epidemiologici hanno suggerito che una dieta e uno stile di vita sani sono fondamentali per la sua prevenzione» spiega Duo, sottolineando che i grassi alimentari sono tra i fattori dietetici più intensamente studiati in relazione al rischio di neoplasia mammaria. E tra i diversi acidi grassi gli n-3 polinsaturi, noti anche come n-3 Pufa , sono i più promettenti nell’inibire o limitare la carcinogenesi, almeno nei modelli animali. I risultati degli studi sull’uomo, invece, sono discordanti. Alcuni suggeriscono un’associazione inversa tra n-3 Pufa e rischio di cancro mammario, altri non trovano legami. Anche i trial prospettici sull’assunzione di pesce, la fonte più ricca di n-3 Pufa, indicano una relazione inversa, nulla, o addirittura positiva con il rischio di tumore al seno. Da qui l’idea dei ricercatori cinesi di riassumere con una revisione sistematica la relazione tra assunzione di pesce e di n-3 Pufa con il cancro al seno incidente sulla base di studi prospettici di coorte. «I trial selezionati da PubMed ed Embase fino a dicembre 2012 sono stati 11 sull’assunzione generica di pesce (13.323 casi di cancro al seno e 687.770 partecipanti), 17 su quella specifica di n-3 Pufa derivati dal pesce (16.178 casi di cancro al seno e 527.392 partecipanti) e 12 sull’acido alfa linolenico (14.284 casi di cancro al seno 405.592 partecipanti» dice il nutrizionista. E i dati raccolti indicano che l’assunzione di n-3 Pufa di origine ittica si associa a una riduzione del rischio di neoplasia mammaria del 14 per cento. Nessuna associazione significativa, invece, si osserva per l’assunzione di pesce o di acido alfa-linolenico. «La metanalisi fornisce solide prove che gli n-3 Pufa derivati dal pesce sono inversamente associati al rischio di cancro al seno. Viceversa, l’effetto protettivo del pesce o di singoli n-3 PUFA va approfondito con ulteriori studi prospettici» conclude Duo.

BMJ 2013;346:f3706

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