Melanoma. Presto in Italia vemurafenib, la prima terapia personalizzata

12 Lug 2013 Oncologia

29 MAG – L’Italia è protagonista nella lotta al tumore della pelle. Sarà presto disponibile anche nel nostro Paese una nuova arma terapeutica contro la forma avanzata di melanoma: vemurafenib, la prima terapia personalizzata, è prodotta in Italia – nello stabilimento Roche di Segrate (Milano) – per tutto il mondo. Il melanoma metastatico colpisce ogni anno 1.800 italiani e si calcola faccia più di 4 vittime ogni 24 ore solo nel nostro Paese (circa 1.600 in un anno). La nuova terapia made-in-Italy è in grado di agire in modo specifico sulla mutazione del gene BRAF e di inibire la proteina mutata, che è stata individuata come responsabile della proliferazione cellulare nel 50% dei casi di melanoma metastatico. Si tratta di una nuova speranza per i pazienti italiani: vemurafenib ha infatti dimostrato di raddoppiare il tempo di sopravvivenza in un tumore in cui la media è inferiore a un anno (circa 6-9 mesi).

Intanto, i risultati dell’indagine “Gli italiani, l’ossessione abbronzatura e il melanoma”2 – divulgati in occasione dell’imminente arrivo in Italia di vemurafenib e dell’Euromelanoma Day 2013, che si celebra lunedì in tutta Europa – mettono in evidenza il “Paradosso da Sole Selvaggio”. Più di 1 italiano su 3 si spaventa quando si accorge di un nuovo neo, ma quest’estate non rinuncerà ad esporsi al sole in maniera intermittente e intensiva, dedicando all’abbronzatura la classica settimana annuale di vacanza. Non solo: 3 connazionali su 4 sottovalutano la pericolosità delle lampade abbronzanti, paragonate dagli esperti al fumo di sigarette per il tumore al polmone. Si tratta di abitudini scorrette, che rischiano di fare il gioco del nemico numero uno della pelle: il melanoma, che ogni anno colpisce quasi 200 mila persone in tutto il mondo e più di 7 mila italiani, con un incremento dell’incidenza del 30% negli ultimi 10 anni.

Il difetto si troverebbe in un gene di una proteina chiamata Transportina 3, localizzato sul cromosoma 7. Grazie alla scoperta sarà possibile fornire una diagnosi molecolare corretta, ma la tecnologia con cui è stato scovato potrebbe essere usata per andare alla ricerca dei geni responsabili di altre forme patologiche.

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