Prevenzione della TVP in pazienti immobilizzati a seguito di ictus

La compressione pneumatica intermittente è efficace e potrebbe migliorare la sopravvivenza

Contesto

La tromboembolia venosa è una comune e potenzialmente evitabile causa di decesso e morbilità nei pazienti ospedalizzati, compresi quelli colpiti da ictus. Nei pazienti chirurgici, la compressione pneumatica intermittente (CPI) riduce il rischio di trombosi venosa profonda (TVP), ma non esistono evidenze affidabili sull’efficacia di questa tecnica in pazienti colpiti da ictus. Abbiamo valutato l’efficacia della CPI nella riduzione del rischio di TVP in pazienti colpiti da ictus.

Metodi

CLOTS 3 è uno studio multicentrico, randomizzato a gruppi paralleli, volto a valutare la CPI su pazienti immobilizzati (che non sono in grado di alzarsi per andare in bagno da soli senza l’aiuto di un’altra persona) colpiti da ictus acuto. Abbiamo arruolato pazienti ricoverati da 0 a 3 giorni e li abbiamo assegnati mediante un sistema di randomizzazione centrale (rapporto 1:1) al trattamento con o senza CPI. Un tecnico tenuto all’oscuro dell’assegnazione al trattamento ha eseguito una ultrasonografia duplex per compressione (CDU) su entrambe le gambe a 7—10 giorni e, ove possibile, a 25—30 giorni dall’arruolamento. I caregiver e i pazienti sono stati informati dell’assegnazione al trattamento. I pazienti sono stati sottoposti ad un follow-up di 6 mesi per determinare la sopravvivenza e la tromboembolia venosa sintomatica successiva. L’outcome primario era rappresentato da TVP nelle vene prossimali individuata mediante CDU di screening oppure da TVP sintomatica nelle vene prossimali, confermata da esami di imaging, entro 30 giorni dalla randomizzazione. I pazienti sono stati analizzati in base alla loro assegnazione al trattamento. Lo studio è stato registrato con il numero ISRCTN93529999.

Risultati

Dall’8 dicembre 2008 al 6 settembre 2012, sono stati arruolati 2.876 pazienti presso 94 centri del Regno Unito. I pazienti inseriti nello studio erano ampiamente rappresentativi dei pazienti ricoverati immobilizzati e avevano un’età media pari a 76 anni (IQR 67—84). L’outcome primario si è verificato in 122 pazienti su 1.438 (8,5%) assegnati alla CPI e in 174 pazienti su 1.438 (12,1%) assegnati all’assenza di CPI, con una riduzione assoluta del rischio pari al 3,6% (CI al 95% 1,4—5,8). Escludendo i 323 pazienti deceduti prima della manifestazione dell’outcome primario e i 41 non sottoposti alla CDU di screening, l’OR aggiustato per il raffronto tra 122 pazienti su 1.267 contro 174 su 1.245 è risultato pari a 0,65 (CI al 95% 0,51—0,84; p=0,001). I decessi durante il periodo di trattamento si sono verificati in 156 pazienti assegnati a CPI (11%) e 189 pazienti assegnati all’assenza di CPI (13%) sono deceduti nell’arco dei 30 giorni di trattamento (p=0,057); 44 pazienti assegnati a CPI (3%) e 20 assegnati all’assenza di CPI (1%) (p=0,002) hanno riportato lesioni cutanee all’altezza delle gambe; 33 pazienti del gruppo assegnato a CPI (2%) e 24 del gruppo assegnato all’assenza di CPI (2%) (p=0,221) hanno subito cadute con conseguenti lesioni.

Interpretazione

La CPI è una tecnica efficace per la riduzione del rischio di TVP e potrebbe migliorare la sopravvivenza di un’ampia gamma di pazienti immobilizzati a seguito di ictus. 

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