Calcolosi renale, spia di rischio cardiovascolare nelle donne

La presenza di calcoli renali aumenta del 30% il rischio malattia delle coronarie (infarto del miocardio o sviluppo di coronaropatia, che necessita rivascolarizzazione con angioplastica o by-pass aorto-coronarico). Tale aumento, però, riguarda solo le donne. La scoperta è stata effettuata da Pietro Manuel Ferraro, nefrologo presso l’Unità operativa di Nefrologia e Dialisi dell’Università Cattolica di Roma-Complesso Integrato Columbus, diretta da Giovanni Gambaro, insieme a colleghi della Harvard University di Boston. I ricercatori si sono basati sui dati provenienti da 3 coorti prospettiche Usa: la HPFS (costituita da 45.748 uomini), avviata nel 1986, e le Nhs I e Nhs II (per un totale di 196.357 donne), iniziate rispettivamente nel 1976 e nel 1989, tutti privi di segni di malattia cardiaca all’inizio dell’indagine. Sul totale di 242.105 partecipanti, 19.678 hanno riferito di aver sofferto di calcoli renali. Dopo 24 anni di osservazione per gli uomini e 18 per le donne, sono stati registrati 16.838 casi di coronaropatia. Come accennato, per le donne, ma non per gli uomini, è risultata un’associazione significativa tra calcoli renali e malattia cardiaca: in presenza di calcoli la donna mostra un rischio di malattia coronarica più alto del 30%. «Tale associazione rimane anche dopo aggiustamento per tutti i fattori di rischio cardiovascolare (Cv) noti, quindi non dipende da questi» sottolinea Gambaro. «La nostra ipotesi è che la presenza di osteoporosi sia correlata allo sviluppo di calcolosi e che la decalcificazione ossea venga “catturata” dall’aorta causandone maggiore rigidità, aumento della pressione differenziale e del rischio Cv». La calcolosi renale, secondo Gambaro, non deve essere più semplicemente considerata come una patologia urologica, ma assumere il significato di spia di rischio aterosclerotico, segnalando il maladattamento renale a stili di vita e alimentazione non corretti. «Sotto il profilo clinico» conclude Gambaro «proprio perché nono sono ancora chiarite le cause dell’associazione, è ancora più importante, in presenza di calcoli, agire su tutti i fattori di rischio cardiovascolare noti, quali fumo, dislipidemia, diabete, obesità e ipertensione, per contribuire a ridurre il rischio Cv

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