Diabete tipo 2: utile approccio combinato alla perdita di peso

13 Ago 2005 Cardiologia

I pazienti con diabete di tipo 2 in sovrappeso che ricevono una combinazione di terapie per la perdita di peso vanno incontro ad una significativa diminuzione del peso stesso ed al miglioramento del controllo del diabete dopo due anni. In base ai dati del presente studio, una perdita di peso di quattro-cinque chili due anni dopo l’inizio del trattamento, corrispondente approssimativamente al quattro percento del peso iniziale, ? gi? in grado di produrre miglioramenti clinicamente significativi sul diabete stesso. L’intervento proposto, che si compone di prodotti sostitutivi dei pasti, settimane intermittenti ripetute di dieta a basso contenuto calorico ed interventi farmacologici, risulta semplice da comprendere ed implementare per il paziente, e comporta una spesa molto contenuta. (Diabetes Care 2005; 28: 1311-5)

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Fibrillazione atriale fortemente connessa ad H. pylori

13 Ago 2005 Cardiologia

I pazienti con fibrillazione atriale hanno una possibilit? 20 volte maggiore di essere portatori di infezione da helicobacter pylori rispetto ai soggetti sani, e l’associazione ? ancor pi? forte nei pazienti con fibrillazione persistente piuttosto che parossistica.
I pazienti con fibrillazione atriale presentano anche elevati livelli di proteina C-reattiva (CRP) rispetto ai soggetti sani, il che suggerisce che gli effetti del batterio su questa aritmia potrebbero essere mediati da una cascata infiammatoria.
Bench? il meccanismo esatto sia sconosciuto, ? stato ipotizzato che esso possa essere correlato ad autoanticorpi che si sviluppano in alcuni pazienti con infezione da H. pylori.
Questi anticorpi, che normalmente attaccano una pompa protonica che si trova sulle cellule gastriche, potrebbe invece iniziare ad attaccare una pompa di aspetto simile che si trova sulle cellule cardiache, scatenando in ultima analisi la fibrillazione atriale.
Sono comunque necessario ulteriori dati da studi controllati per identificare il modo in cui H. pylori influenzi la patogenesi della fibrillazione atriale.

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Diabete tipo 2: statine riducono progressione calcio nelle coronarie

21 Giu 2005 Cardiologia

Il trattamento con stati ne riduce la progressione del calcio nelle coronarie
(CAC), un parametro di valutazione dell’arteriosclerosi, nei pazienti con diabete
di tipo 2. nei diabetici ? necessaria una gestione aggressiva della lipidemia, allo
scopo di rilevare l’arteriosclerosi in modo non invasivo ed individualizzare la
terapia. In base alla regressione logistica multipla, l’uso di statine e la CAC di
base risultano significativamente associate alla progressione della stessa CAC,
mentre l’emoglobina A1c risulta solo debolmente correlata alla progressione
della CAC. La possibilit? di seguire lo sviluppo dell’arteriosclerosi pu? essere
molto utile per valutare l’adeguatezza della terapia: a volte sono necessari
farmaci multipli per controllare lipidemia e pressione, e questo strumento ha il
potenziale di aiutare a guidare i medici. (Am HeartJ 2005; 149: 695-700)

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Strumento rischio attacco cardiaco incostante fra le razze

19 Giu 2005 Cardiologia

Un’analisi a razze miste di pazienti che potrebbero andare incontro ad infarto
rivela alcune dissimilarit? nei risultati dell’ACI- TIPI (Acute Coronary Ischemia-
rime Insensitive Instrument). Questi risultati indicano l’importanza delle
differenze razziali o etniche nella valutazione di pazienti che potrebbero star
incorrendo in un attacco cardiaco: ci? non ? gravido di conseguenze soltanto
per l’attuale pratica clinica, ma anche per la ricerca futura. I pazienti
provenienti da Singapore, ad esempio, hanno minori probabilit? di manifestare i
sintomi tipici dell’attacco cardiaco, come il dolore toracico. Anche et? e sesso
maschile hanno scarso potere predittivo nella diagnosi differenziale dell’attacco
cardiaco in questi pazienti. Sulla base di questi dati, deve essere messa in
discussione l’utilit? della stratificazione del rischio cardiaco nella popolazione. I
medici dovrebbero considerare coscienziosamente gli effetti delle differenze
etniche e razziali nell’applicazione delle regole decisionali cliniche, soprattutto
nei pazienti con cardiopatie. (Acad Emerg Med online 2005, pubblicato il 24/5)

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Trattamento in pronto soccorso di angina ed infarto

12 Giu 2005 Cardiologia

In un aggiornamento delle linee guida per la gestione dei pazienti con angina
instabile ed infarto senza slivellamento del tratto ST, ? stata prestata una
particolare attenzione alla diagnosi ed al trattamento di questi pazienti da parte
dei medici del pronto soccorso. Gli specialisti in medicina d’urgenza dovrebbero
essere esperti nell’identificazione dei pazienti con sindrome coronarica acuta: ?
infatti di importanza critica effettuare rapidamente la stratificazione del rischio,
onde garantire una terapia aderente alle linee guida in vigore. Lo scopo
dell’aggiornamento consiste nel porre nelle mani di questi medici un approccio
pratico che promuova la costanza e l’uso dei test e delle terapie basati
sull’evidenza. (Circulation online 2005, pubblicato il 27/5)

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Rigidit? arteriosa connessa ad eventi cardiovascolari

12 Giu 2005 Cardiologia

La misurazione dell’intervallo QKD, il tempo che intercorre fra l’onda QRS
all’elettrocardiogramma ed il rilevamento dell’ultimo suono di Kotokoff durante
la misurazione della pressione, costituisce un indicatore della rigidit? arteriosa,
che a sua volta ? un indice di rischio cardiovascolare, indipendente dalla
pressione sistolica. La possibilit? di valutare la rigidit? arteriosa ? un importante
mezzo di rilevamento dei pazienti ad alto rischio di complicazioni
cardiovascolare: la vera et? del paziente, in un certo senso, ? la sua et?
vascolare, come gli autori stessi sottolineano. La procedura, effettua bile durante
la misurazione ambulatoriale della pressione, ? semplice da applicare ed ha il
vantaggio di essere completamente automatica, e non passibile quindi di alcun
errore da parte dell’osservatore. Il prossimo passo sar? comprendere quanta
parte dell’aumento della rigidit? arteriosa possa essere invertita o rallentata
mediante interventi terapeutici. (Am J Hypertens 2005; 18: 470-6)

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Comune la sindrome metabolica

12 Giu 2005 Cardiologia

Vi ? un’elevata prevalenza della sindrome metabolica nei pazienti con infarto
miocardico acuto: tale sindrome ? associata a sesso femminile, anamnesi di
precedenti infarti e fattori di rischio cardiovascolare multipli. La sindrome
metabolica ? associata ad esiti peggiori a seguito dell’infarto, ed all’aumento del
rischio di Insufficienza cardiaca. In precedenza, il suo impatto era sconosciuto.
Fra le sue componenti, l’iperglicemia ? quella maggiormente associata al rischio
di sviluppare insufficienza cardiaca grave. Dato il costante aumento della
prevalenza della sindrome metabolica nel mondo, questo dato ha importanti
implicazioni cliniche e conferma l’importanza della valutazione del controllo
glicemico durante la fase acuta dell’Infarto. (Arch Intern Med. 2005; 165: 1192-8)

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Stent coronarico: statine utili indipendentemente dal livello di colesterolo

Nei pazienti normocolesterolemici, il trattamento con stati ne a seguito di
applicazione di stent coronarico non inibisce l’iperplasia intimale e la restenosi,
ma promuove la regressione della placca sia a livello dei siti operati che di quelli non operati. Sia gli studi clinici che sperimentali avevano precedentemente
suggerito che le statine potrebbero essere in grado di inibire l’iperplasia intimale e pertanto la restenosi all’interno dello stento L’arteriosclerosi coronarica ? una malattia diffusa, e lo stenting ? efficace solo per il trattamento delle lesioni
coronariche occlusive. In base al presente studio, dopo il piazzamento di uno stent coronarico, le stati ne andrebbero usate anche in paziento senza livelli elevati di colesterolo, dato che favoriscono la regressione dell’arteriosclerosi coronarica. (Am Heart J 2005; 149: 520-6)

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Aritmie: telemetria ambulatoriale cardiaca mobile utile nella diagnosi

27 Mag 2005 Cardiologia

Un sistema di telemetria ambulatoriale cardiaca mobile (MCOT) che tiene
continuamente sotto controllo il ritmo cardiaco, rileva le aritmie e trasmette istantaneamente i dati anomali ? stato testato con successo su 100 pazienti consecutivi. AI momento, il MCOT ? il solo sistema di monitoraggio con la
capacit? di rilevare un’aritmia potenzialmente letale in pazienti ambulatoriali
immediatamente, in modo da poter garantire trattamenti salvavita urgenti. La maggior parte degli attuali sistemi di monitoraggio ambulatoriali offrono un periodo di monitoraggio limitato (24-48 ore per gli apparecchi Holter), o necessitano dell’attenzione del paziente per fotografare il ritmo cardiaco
durante i sintomi, e risultano inefficaci se l’aritmia non causa sintomi. Il sistema MCOT, che consiste in tre elettrodi toracici collegati ad un piccolo sensore di dimensioni e peso contenuti, non richiede attivazione da parte del paziente. Tutti i dati trasmessi vengono analizzati in diretta da una stazione di
monitoraggio centrale. Le pi? comuni indicazioni per il monitoraggio MCOT nei primi 100 pazienti erano palpitazioni, senso di confusione, sincopi, tachicardia
ventricolare e verifica dell’efficacia della terapia farmacologica. La MCOT ? utile specialmente per il monitoraggio della fibrillazione atriale, che spesso ?
asintomatica, ma potrebbe comunque richiedere un trattamento. (Am l Cardiol 2005; 95: 878-81)

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