Antinfluenzale sicura ed efficace nei pazienti con sarcoidosi

24 Dic 2011 Immunologia

È stato dimostrato per la prima volta che la vaccinazione antinfluenzale non determina alcun effetto avverso quando viene somministrata a pazienti con  sarcoidosi, inducendo una risposta immunologica identica a quella di soggetti sani di controllo. Il dato proviene da una ricerca condotta in collaborazione tra alcuni istituti virologici iraniani e due università statunitensi (di Stanford, e del Maryland, a Baltimora), sotto il coordinamento di Sasan Tavana, dell’università di Scienze mediche di Teheran. Questa verifica era importante in quanto si ritiene che la malattia granulomatosa sia connessa a una disregolazione del sistema immunitario; i pazienti, infatti, reagiscono in modo differente a vari antigeni. Inoltre, nonostante la somministrazione di anti-Flu fosse sempre stata raccomandata in questi soggetti, non si erano ancora verificate l’efficacia e la sicurezza del vaccino. Sono stati dunque selezionati 23 casi e 26 controlli, con titolazione degli anticorpi contro gli antigeni virali H1N1, H3N2 e B, eseguita subito prima e 1 mese dopo la somministrazione. I pazienti sono poi stati seguiti per 6 mesi allo scopo di accertare la sicurezza del vaccino. Il dato più rilevante è che la risposta sierologica e l’ampiezza delle modificazioni nei titoli anticorpali contro gli antigeni del vaccino ant-Flu sono risultate sovrapponibili nei due gruppi. Sono poi emersi altri dati di un certo interesse: le donne, rispetto agli uomini, hanno mostrato una risposta sierologica migliore nei confronti dell’antigene B; la calciuria 24 ore è apparsa associata alla risposta anticorpale contro gli antigeni H1N1 e H3N2; l’enzima sierico convertitore dell’angiotensina è risultato correlato negativamente con la risposta anticorpale contro l’antigene B; un elevato volume residuo è apparso associato a minori innalzamenti del titolo anticorpale anti-H3N2.

Influenza Other Respi Viruses, 2011 Sep 28. [Epub ahead of print]

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Vaccino per l’herpes zoster efficace e sicuro

Tra i soggetti di et? superiore a 60 anni residenti in comunit? e immunocompetenti, il vaccino contro l’herpes zoster riduce l’incidenza della malattia. Il rischio diminuisce in tutte le fasce d’et? e anche nelle persone con malattie croniche. Sono questi i positivi dati “sul campo” (non, cio?, ottenuti in condizioni ideali) ricavati da oltre 75mila persone vaccinate in California del Sud, messe a confronto con oltre 227mila soggetti non vaccinati. I risultati dello studio retrospettivo di coorte, effettuato da Hung Fu Tseng del dipartimento di Ricerca e valutazione del Kaiser permanente di Pasadena, dimostrano che non ci sono sostanziali pericoli di sviluppo di malattia negli anziani vaccinati. Infatti, i casi di herpes zoster tra gli individui vaccinati sono stati 828 su 130.415 persone-anno (6,4 per 1.000 persone-anno), mentre nei non vaccinati sono stati 4.606 su 355.659 persone-anno (13,0 per 1.000 persone-anno). A un’analisi aggiustata, la vaccinazione ? risultata associata a un ridotto rischio di herpes zoster (rapporto di rischio, Hr: 0,45); tale riduzione si ? manifestata in tutte le classi di et? e in tutti i pazienti con malattie croniche. Anche i casi di herpes zoster oftalmico o le ospedalizzazioni per questa patologia sono apparse meno frequenti nei soggetti vaccinati.

JAMA 2011;305(2):160-6

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Profilassi Hpv, si conferma efficacia e sicurezza dei vaccini

26 Mag 2011 Immunologia

I vaccini profilattici contro il papillomavirus umano (Hpv) sono sicuri, ben tollerati e di notevole efficacia nel prevenire, nelle giovani donne, la persistenza dell’infezione e le malattie cervicali associate ai tipi virali presenti nei vaccini. Servono per? ulteriori studi che ne confermino efficacia e sicurezza nel lungo termine. Sono questi i risultati di una metanalisi e revisione sistematica – condotta da Xavier Castellsague, dell’Istituto catalano di oncologia, a Barcellona, e colleghi – che ha preso in considerazione sette trial controllati e randomizzati, per un totale di 44.142 donne. Nelle popolazioni per protocollo (Ppp) ? stato evidenziato un rischio relativo (Rr) fixed-effect pari a 0,04 e 0,10, rispettivamente, per le lesioni Cin2+ correlate a Hpv-16 e a Hpv-18. Nella popolazione intention-to-treat (Itt) il corrispondente Rr si ? attestato su 0,47 e 0,16. L’efficacia contro le lesioni Cin1+ ? risultata simile in proporzione a favore del vaccino. Globalmente i vaccini si sono dimostrati altamente efficaci nei confronti della persistenza a 6 mesi delle infezioni da Hpv 16 e 18, sia nella coorte Ppp (Rr: 0,06 e 0,05) sia nelle coorti Itt (Rr: 0,15 e 0,24). ? apparso limitato l’effetto profilattico contro Cin2+ e le infezioni persistenti dopo sei mesi associate ai tipi di Hpv oncogeni non-vaccinali. Non si sono evidenziate differenze significative tra i gruppi sottoposti a vaccinazione e i gruppi di controllo per quanto riguarda Il rischio di eventi avversi gravi (Rr: 1,0) o eventi avversi gravi correlati al vaccino (Rr: 1,82).

BMC Infect Dis, 2011; 11(1):13

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Rotavirus, dopo il vaccino crollo dei ricoveri in Usa

La vaccinazione dei bambini contro il rotavirus, introdotta negli Stati uniti nel 2006, ha comportato una drastica riduzione dei ricoveri in ospedale per gastroenterite acuta nel corso della stagione 2008. La buona notizia ? frutto di un’analisi condotta da Aaron Curns del National center for immunization and respiratory diseases di Atlanta (Stati uniti) e collaboratori, sui dati relativi alle dimissioni ospedaliere di 18 stati americani, pari a circa il 49% della popolazione statunitense: i ricoveri per gastroenterite acuta riguardano i bambini di et? inferiore a 5 anni, suddivisi in otto fasce d’et?, e sono stati confrontati con i dati sulle ospedalizzazioni per gastroenterite acuta del periodo 2000-2006, antecedente l’introduzione del vaccino. Si ? cos? verificato che, rispetto alla mediana delle stagioni 2000-2006, periodo in cui sono stati calcolati 101,1 ricoveri ogni 10.000 bambini, nel 2007 e nel 2008 si ? registrata una riduzione, nell’ordine, del 16% e del 45% dei tassi di ospedalizzazione per la malattia (85,5 e 55,5 ricoveri ogni 10.000 bambini, rispettivamente, nel 2007 e nel 2008). Il beneficio del vaccino Rv5 (costituito da cinque sierotipi di ceppo di rotavirus vivo), al quale la ricerca fa riferimento, si apprezza anche esaminando i tassi di ospedalizzazione per fascia d’et?. Sempre rispetto alla mediana 2000-2006, infatti, si ? rilevata una riduzione del 28% e del 50% dei ricoveri nei bambini, rispettivamente, di 0-2 mesi e 6-23 mesi. La riduzione, infine, si ? attestata sul 42% e sul 45% nei soggetti, rispettivamente, con un’et? di 3-5 mesi e di 24-59 mesi.

The Journal of Infectious Diseases, 2010; 201:1617-24

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Batteriemia da campylobacter

22 Feb 2009 Immunologia

La batteriemia da Campylobacter ? una condizione poco comune che ? eminentemente ristretta ai pazienti immunocompromessi. Il Campylobacter rimane un raro agente causale di batteriemia, e quando ? presente le sue manifestazioni cliniche mancano di specificit?. La maggior parte dei pazienti immunocompromessi che ne sono affetti sono portatori di epatopatie. La prescrizione clinica di cefalosporine di terza generazione e fluorochinoloni, farmaci ampiamente impiegati in questa particolare popolazione di pazienti immunocompromessi con febbre, sembra essere deleteria per? nel trattamento dei pazienti con batteriemia da Campylobacter. (Clin Infect Dis 2008; 47: 790-6)

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Allergie e patch test: utile ritardare la lettura

25 Gen 2009 Immunologia

La lettura di un patch test allergico dopo i cinque giorni canonici potrebbe identificare alcune allergie non rilevate dalle letture precedenti. Le letture ritardate infatti risultano utili nell’interpretazione delle reazioni a metalli ed antibiotici topici. Questa strategia potrebbe inoltre escludere le reazioni verso alcuni allergeni quali le fragranze. Sarebbe comunque opportuno aggiungere una seconda lettura dopo sette giorni anzich? effettuare solo questa saltando completamente quella dopo cinque, in quanto se si attende troppo alcune reazioni potrebbero dissiparsi, come quelle ad alcuni allergeni derivanti da conservanti e fragranze. (J Am Acad Dermatol 2008; 59: 225-33)

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Vaccinazione anti-HPV – Il caso Gardasil: necessit? o interesse ?

12 Nov 2007 Immunologia

Il New York Times ha dedicato un articolo al caso Gardasil, il vaccino antipapillomavirus che dovrebbe essere somministrato alle adolescenti con l?obiettivo di prevenire le infezioni da virus HPV, alcune delle quali sarebbero associate a sviluppo di tumore della cervice uterina.

La societ? produttrice di Gardasil, Merck & Co, sostiene la tesi che ? necessario effettuare il pi? rapidamente possibile la vaccinazione per debellare la malattia.

Le associazioni dei consumatori sostengono che la vaccinazione non ? necessaria, perch? l?incidenza di carcinoma alla cervice ? bassa. Negli USA, su una popolazione superiore ai 250 milioni di abitanti, i nuovi casi di tumore alla cervice sarebbero 9.710 e 3.700 le donne che muoiono, ogni anno ( dati FDA ).

In Italia, ogni anno, si contano 3.500 nuovi casi di carcinoma con circa 1.000 morti ( dati ISS ).

L?obiettivo che si prefigge Merck ? quello di indurre i legislatori a rendere obbligatoria la vaccinazione, in modo da vendere quantit? pi? elevate di vaccino.
La mancata obbligatoriet? avrebbe come conseguenza un numero decisamente pi? basso di vaccinazioni e minori guadagni.
Per raggiungere il proprio scopo, Merck & Co sta esercitando una forte azione di lobby.
Merck ha finanziatoin modo particolare l?associazione Women in Government, che raccoglie le donne legislatrici in modo bipartisan.
Negli ultimi 2 anni, Women Government ha tenuto cene e conferenze per tutti gli Stati Uniti promuovendo la lotta contro il tumore della cervice uterina.

Contro la vaccinazione anti-HPV, si sono schierati gli attivisti contrari all?impiego del vaccino, gruppi religiosi e associazioni dei consumatori.
Gli attivisti anti-vaccino sostengono che la sicurezza del vaccino nel lungo periodo non ? stata dimostrata, cos? come non ? noto per quanto tempo il vaccino conferisce immunit? contro i tipi virali per i quali il vaccino ? stato realizzato.
I gruppi religiosi temono che, essendo l?infezione da HPV una malattia sessualmente trasmessa, l?uso del vaccino possa favorire l?attivit? sessuale delle ragazze.
La protesta dell?associazione dei consumatori ? rivolta soprattutto sull?obbligatoriet? della vaccinazione.

Un altro argomento di discussione ? il costo del vaccino Gardasil che negli Stati Uniti, costa 360 dollari per 3 iniezioni.

Secondo gli analisti, il mercato dell?infezione da HPV potrebbe produrre ricavi per 5 miliardi di dollari/anno, e Merck ? in pole position.
Gli enormi interessi economici che stanno alla base della vaccinazione anti-HPV potrebbero spiegare il pressing di Merck sui politici per l?obbligatoriet? della vaccinazione.

Sulla propensione di alcuni politici a rendere obbligatoria la vaccinazione anti-HPV, alcune persone ritengono che la concessione dell?obbligatoriet? sarebbe un modo per risarcire Merck dalla perdita del Vioxx, il farmaco antinfiammatorio ritirato nel 2004 perch? causa di gravi eventi avversi cardiovascolari.

Il vaccino, per esercitare la propria attivit? protettiva, deve essere somministrato a ragazze che non hanno avuto rapporti sessuali.
L?infezione da HPV ? molto frequente nella popolazione con una stima di oltre il 75% delle donne sessualmente attive infettate dal virus HPV nel corso della vita.
La storia naturale dell?infezione ? condizionata dall?equilibrio che si instaura tra ospite e virus HPV con tre possibili evoluzioni: regressione, persistenza e progressione.
La maggior parte delle infezioni da papillomavirus ( 70-90% ) ? transitoria.
La persistenza dell?infezione virale ? una condizione per l?evoluzione verso il tumore.
L?insorgenza del tumore ? anche favorita dal particolare tipo di virus HPV ( i tipi 16 e 18 sono oncogenici ), dall?alto numero di partner sessuali, dal fumo di sigaretta e dalla coinfezione con altre malattie infettive sessualmente trasmesse.
Di norma, il tempo che intercorre tra l?infezione da HPV e lo sviluppo di lesioni precancerose ? di 5 anni, mentre lo sviluppo del tumore pu? richiedere decenni.
Il Pap-test ? in grado di individuare le lesioni e di prevenire il tumore.

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Questioni aperte riguardo alla vaccinazione anti-HPV

11 Nov 2007 Immunologia

La scoperta che l?infezione da papillomavirus umano ( HPV ) rappresenta un fattore critico nella maggior parte dei casi di tumore alla cervice, ha permesso lo sviluppo di strategie per prevenire questa forma di oncogenesi.
Inoltre il virus HPV sarebbe elemento causativo di alcuni tumori del testa-collo.

Sebbene ci siano molti sierotipi di HPV, i ceppi 16 e 18 rappresentano i principali tipi oncogenici del virus HPV.

La vaccinazione nei confronti del papillomavirus ? risultata efficace nel ridurre l?incidenza di lesioni cervicali precancerose, causate dai sierotipi 16 e 18.

Tuttavia, rimangono delle questioni aperte sul vaccino anti-HPV:

1) la vaccinazione ? limitata ad alcuni sierotipi ( 16 e 18 nel vaccino Cervarix; 6,11,16,18 nel vaccino Gardasil ) e non tutti i tumori della cervice sono causati dai ceppi 16 e 18;

2) non esistono dati riguardanti la prevenzione della mortalit? e della disabilit? da carcinoma della cervice dopo vaccinazione anti-HPV.

Poich? lo sviluppo dei tumori richiede molti anni, risulta difficile asserire che la vaccinazione contro il papillomavirus possa prevenire il tumore della cervice.

Un pericolo dell?immunizzazione selettiva dei vaccini Cervarix e Gardasil ? rappresentato dalla possibilit? che i ceppi non correllati alla vaccinazione possano emergere come sierotipi oncogenici.

Inoltre, altri quesiti debbono trovare risposta:

1) gli uomini giovani dovrebbero vaccinarsi ?

2) qual ? la durata della protezione immunitaria ?

3) sar? possibile vaccinare tutte le persone a rischio visti gli alti costi della vaccinazione anti-HPV ?

4) la vaccinazione contro il papillomavirus ? in grado di prevenire i tumori non-cervicali, associati ad HPV come il tumore orofaringeo ?

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Isolata una nuova Bartonella:

18 Lug 2007 Immunologia

E’ stato riscontrato un caso di batteriemia causato da un microorganismo appartenente al tipo Bartonella, ma distinto da ogni sottospecie nota, e denominata Bartonella rochalimae. Il paziente manifesta febbre, batteriemia, splenomegalia, anemia e punture d’insetto multiple. Lo scopo degli autori adesso ? unire i dati di laboratorio con fattori clinici ed epidemiologici, onde riconoscere, diagnosticare, trattare e cosa pi? importante prevenire meglio la malattia negli esseri umani. Nelle prossime fasi di studio su questa nuova specie sar? importante identificare il vettore ed ogni altro reservoir mammifero della Bartonella rochalimae. (N Engl J Med 2007; 356: 2381-7)

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Boom infezioni da stafilococco resistenti

16 Lug 2007 Immunologia

Altro che ospedali. Secondo uno studio Usa, negli ultimi anni si ? assistito a un vero e proprio boom di infezioni da stafilococco aureo contratte fuori dalle corsie (CA-MRSA). Sono le cosiddette infezioni di comunit?: prese in carcere, nelle residenze assistenziali, ma anche nella pratica di alcuni sport o diffuse tra i tossicodipendenti che usano droghe per via endovenosa. Infine, anche tra chi si tatua o ha scarsa cura dell’igiene personale. La ricerca statunitense, condotta dal centro medico della Rush University e dall’ospedale John Stronger Jr. di Chicago, rivela che le infezioni multiresistenti da stafilococco aureo non contratte in ospedale sono passate dai 24 casi ogni 100 mila persone del 2000 ai 164,2 casi del 2005. Al contrario – aggiungono i ricercatori sugli Archives of Internal Medicine – il numero di infezioni batteriche che ben rispondono agli antibiotici ? rimasto stabile nel periodo osservato. “A riprova del fatto che le infezioni multiresistenti si aggiungono a quelle trattabili, e non le sostituiscono”. Secondo l’equipe, le ragioni di questa impennata di infezioni “restano inspiegabili. Ma certo non ? pi? possibile, alla luce di questi dati – concludono – accusare solo gli ospedali di essere la causa delle infezioni da stafilocco”.

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